I Musei di Como
I musei di Como sono il riflesso della cultura e della storia di una delle città più belle d’Italia e del mondo. Vi invitiamo a visitarli per approfondire il rapporto con questa meravigliosa città. Fatevi prendere per mano come un bambino e con fiducia attraversate il guado.
Tempio Voltiano
viale Marconi, Como tel. +39 031 574705
Il Tempio Voltiano, inaugurato nel luglio del 1928, fu ideato quale nuova sede che ospitasse degnamente gli strumenti scientifici originali di Alessandro Volta e le ricostruzioni di quelli andati distrutti nell’incendio che nel 1899 colpì la grande Esposizione Voltiana allestita in Como per il Centenario dell’invenzione della pila.
Promotore e finanziatore dell’impresa fu l’imprenditore cotoniero Francesco Somaini (1855-1939), il quale poi ne fece dono alla città di Como.
Il progettista fu l’architetto Federico Frigerio (1873-1959), il quale volle realizzare l’opera in stile neoclassico con un evidente richiamo all’antico Pantheon romano . Desiderava che l’edificio fosse degno del grande scienziato comasco non solo per l’alto valore scientifico e didattico del contenuto, ma anche per il suo aspetto architettonico.
Il Tempio si concretizza in un salone circolare di quasi 12 metri di diametro, sormontato da una cupola a luce centrale; il salone ed il colonnato che lo recinge, occupano però un’area quadrata.
Il piano “terra” dell’edificio risulta a circa due metri e mezzo sopra al livello del suolo. Tale dislivello, viene superato grazie a due ampie scale laterali simmetriche a lato del pronao che impreziosisce la fronte del Tempio, e che poi si protende su quattro colonne corinzie in pietra Aurisina.
Gran parte dei materiali in esposizione sono originali di Volta, altri ancora sono oggetti di epoca voltiana o risalenti ad anni immediatamente successivi; la raccolta viene completata da alcune ricostruzioni, realizzate nei primi anni del ‘900, per ovviare alla perdita degli originali, distrutti dall’incendio del 1899.
I manufatti esposti sono un completo campionario di apparecchi, macchine e strumenti riguardanti l’invenzione della pila, i contributi fondamentali nel campo dell’elettrologia, nello studio dei gas e delle loro proprietà
L’esposizione al piano terra è articolata su 15 vetrine, suddivise in diverse sezioni.
http://cultura.comune.como.it/tempio-voltiano/ledificio/
Museo Didattico della Seta
Via Castelnuovo, 9-22100 Como tel. / Fax +39 (0) 31 303 180
Il Museo didattico della Seta, inaugurato il 4 Ottobre del 1990 raccoglie, custodisce, espone le testimonianze della tradizione produttiva tessile comasca quali macchine, oggetti, documenti, campionari provenienti dalle lavorazioni tessili che qualificano Como città della seta.La superficie espositiva occupa circa 1.000 mq ed il patrimonio esposto permette la ricostruzione storico-didattica delle lavorazioni della seta.
Le sale espositive, così come i reperti al loro interno, offrono al visitatore la possibilità di conoscere, nel modo più completo possibile, non solo il processo produttivo ma anche le singole fasi lavorative che lo caratterizzano. Le dimensioni strutturali dello spazio hanno consentito in alcuni casi l’esposizione di interi apparati produttivi particolarmente ingombranti e, in altri, solo parti degli stessi (comunque significative ai fini didattici).
Un Museo di macchinari davvero unico nel suo genere, luogo di cultura accessibile a tutti con un percorso completo e didattico. Si è sviluppato nel tempo, ampliando un progetto iniziale incentrato sulle macchine che oggi e in futuro – grazie ai lavori di riqualificazione della sede, per nuove sale espositive, una biblioteca multimediale e nuovi servizi – potrà rendere fruibile le collezioni dei manufatti, l’archivio dei tessuti, dei campionari e dei disegni tecnici, aumentati nel corso degli anni e arricchiti da numerose donazioni.
Solo Como può offrire il percorso della lavorazione della preziosa fibra che ha prodotto la ricchezza e il fascino comaschi, perché solo Como ha una storia di lavoro e di cultura serica da raccontare, mettendo in evidenza l’altissimo valore dell’artigianato e dell’industria comasca dal 1850 al 1950.
http://www.museosetacomo.com/
Museo Giovio
Piazza Medaglie d’oro 1, Como tel. +39 031 252550
Il Museo Archeologico Paolo Giovio è ospitato all’interno di Palazzo Giovio, antica residenza cittadina dei Conti Giovio. Nel 1894, allo scopo di installarvi il civico museo e l’archivio notarile, il palazzo fu preso in affitto dal Comune di Como che lo acquistò poi nel 1913.
Il museo venne inaugurato nel 1897, la sezione del Museo Storico nel 1932 e l’apertura della Pinacoteca civica nel 1989
L’edificio, risalente al tardo medioevo, subì alcune modifiche nel XVI secolo per opera di Benedetto Giovio ma assunse l’aspetto attuale, che risponde ai canoni del barocchetto lombardo, nel XVIII secolo con Giovan Battista che fece aprire grandi finestre nella facciata e creò una loggia sopra al portone.
La tipologia oggi riconoscibile è quella a U, composta da un corpo prospiciente l’area pubblica e da due ali che all’interno definiscono una corte, aperta sul quarto lato. Tale tipologia è giustificata dalla presenza, sul retro, del terrapieno delle mura romane e medievali, che si prestava ad essere sfruttato come giardino terrazzato.
Agli ultimi decenni del Settecento risale la sistemazione del giardino, con la realizzazione della scalinata e del ninfeo.
Gli affreschi del piano nobile rispecchiano i gusti del Settecento: la “sala Perrone” è interamente decorata con scene mitologiche tratte da quadri famosi ad opera di Giovan Battista Rodriguez; accanto vi è la sala da musica, “sala Barelli” decorata da quadrature architettoniche realizzate da Giuseppe Coduri detto il Vignoli; altre tele del Rodriguez sono collocate nella “sala Giovio”. La “sala delle nozze” conserva una serie di affreschi realizzati da Giovanni Battista Ronchelli in onore del matrimonio del Conte Giovio con Chiara Parravicini.
La sezione Preistorica e Protostorica
L’illustrazione del processo evolutivo che portò alla comparsa del genere umano introduce l’esposizione dei materiali archeologici cronologicamente ordinati, scoperti sul territorio comasco.
Le prime testimonianze locali, risalenti al Paleolitico medio (60.000-35.000 anni fa), sono quelle rinvenute a Bagaggera, presso Rovagnate, e nella grotta del Buco del Piombo, a Erba. Due scavi recenti, sul Monte Cornizzolo e a Erbonne in Valle Intelvi, entrambi siti frequentati dai cacciatori-raccoglitori di 7.000 anni fa durante le stagionali battute di caccia, illustrano il periodo Mesolitico (8.000-4.500 anni fa).
La Sezione Romana
Nelle sale di Palazzo Olginati si svolge l’esposizione dedicata all’archeologia romana.
Quattro piccole sale introduttive presentano gli elementi di novità introdotti dalla cultura romana, sconosciuti alla precedente cultura celtica: lucerne, bilancine di precisione, statuette, vetri soffiati dai colori brillanti, fine vasellame da mensa, affreschi. Ad essi si aggiunge il determinante contributo della diffusione della scrittura e della lingua latina, che rappresenta un autentico salto culturale.
La Sezione del Collezionismo
La sezione dedicata al collezionismo archeologico dell’Ottocento presenta reperti di culture diverse acquisiti per lo più grazie all’eredità di un importante collezionista comasco, Alfonso Garovaglio. In questa sezione attualmente sono esposti i reperti egizi, i vasi greci e magno-greci, i bronzetti, le gemme, nonché la raccolta preistorica di I. Regazzoni.
Il Lapidario Medievale e Moderno
La sezione delle lapidi medievali e moderne è collocata nel portico e lungo lo scalone di Palazzo Giovio. La città si è trasformata nel tempo e così i suoi edifici: taluni ancora esistenti altri non più.
Restano pietre, frammenti di tessuto urbano, civile e culturale che ora il museo racchiude e conserva. Si tratta di stemmi che un tempo ornavano le chiavi di volta dei palazzi nobiliari di Como, lapidi sepolcrali anche figurate, iscrizioni dedicatorie e commemorative, alcune delle quali ricordano personaggi illustri o avvenimenti degni di nota.
http://cultura.comune.como.it/museo-archeologico-paolo-giovio/
Museo Storico Giuseppe Garibaldi
piazza Medaglie d’Oro 1, Como tel. +39 031 252550
Il Museo Storico Giuseppe Garibaldi è allestito all’interno di Palazzo Olginati, edificio risalente al XV secolo; la proprietà passò dalla famiglia De Curte, ai conti Della Torre di Rezzonico fino alla fam. Olginati.
Luigi Olginati, membro della Commissione Municipale per la formazione e conservazione del Civico Museo, nel 1853 ordinò i lavori di ristrutturazione cercando di recuperare una antica vestigia; l’attuale aspetto, sobriamente elegante all’esterno e riccamente decorato all’interno è frutto di quell’ultimo intervento.
Il palazzo, assieme agli arredi e le suppellettili presenti nell’edificio, venne donato dagli Olginati al Comune di Como a condizione che vi fosse allestito un museo da intitolarsi a Giuseppe Garibaldi (in memoria del soggiorno che il Generale vi fece nel 1866).
Al Museo, inaugurato nel 1932, vennero aggiunti due passaggi coperti conducenti al Palazzo Giovio, dando così vita ad un percorso espositivo unitario con il Museo Archeologico.
L’esposizione di oggetti risorgimentali prese avvio nel 1884, quando ancora il Museo Civico era collocato nei locali del Liceo Volta. Successivamente nel 1897, inaugurata la sede museale di Palazzo Giovio, i materiali vennero trasferiti nella sala Risorgimento.
Nel 1932 le raccolte risorgimentali furono trasportate da palazzo Giovio a palazzo Olginati, e diedero così corpo al nuovo Museo Storico, allestito nelle sale del piano nobile.
L’odierna organizzazione espositiva nelle due sezioni Risorgimento e Storia contemporanea ed Etnografia risale agli anni Sessanta.
Le prime sale sono dedicate al periodo pre-risorgimentale e risorgimentale: partendo dall’epoca napoleonica si arriva al tempo dei moti carbonari; quindi si passa alla sala che costituisce la parte centrale di questo percorso, e cioè quella riguardante l’insurrezione antiaustriaca del 1848. La piccola sala che segue è dedicata alla battaglia di San Fermo (1859) dopo la quale, vincitore degli Austriaci, Garibaldi si recò in Como.
A quest’ultimo e ai suoi uomini è votata la sala dell’Epopea Garibaldina, dagli albori in Italia, agli ultimi atti del volontarismo delle camicie rosse nelle Guerre Balcaniche del 1912-13.
La seconda parte del percorso espone le vicissitudini della storia contemporanea: con numerose armi e vari equipaggiamenti militari vi sono rappresentate le guerre del ’900 (a cominciare dalle campagne d’Africa (1887-1937)), e la I e II guerra mondiale. Gli ultimi due conflitti sono metaforicamente collegati attraverso l’esposizione dei cimeli dedicati agli Eroi Comaschi.
La Sezione Etnografica
Oggetti di tipo etnografico, testimonianze della cultura locale a vari livelli compongono i cataloghi del Museo fin dagli inizi; ma solo nel 1968 la sezione trovò una sistemazione organica.
Il percorso inizia dalla Sala Duomo, dominata dai calchi in gesso dei podii di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, fatti eseguire nel 1911 dall’arch. Federico Frigerio. Questa sala e la successiva Sala Rovelli sono utilizzate per eventi temporanei.
La Sala Manzi espone testimonianze relative ai secoli XVII-XIX, con particolare riguardo all’abbigliamento sia dei nobili sia dei popolani. Di notevole valore una spinetta settecentesca appartenuta al maestro Pasquale Ricci.
La Sala Olginati, o detta anche Sala Verde, è un salotto ottocentesco in tutto e per tutto arredato (compresi i soprammobili e quadri) come quello utilizzato dalll’antico proprietario del palazzo.
La Sala De Orchi espone oggetti eterogenei ed accessori legati all’abbigliamento dei secoli XVII-XIX.
La Sala Masier o detta anche Sala Rossa, si presenta con una pregevole decorazione parietale venuta alla luce grazie al restauro del soffitto negli anni ’60.
Infine, due sale fuori percorso propongono merletti, pizzi e ricami con opere dal XVII al XIX secolo, ed un incantevole Presepe napoletano del XVIII secolo.
Ethnographic objects, the local culture at various levels make up the catalogs of the museum from the beginning; but in 1968 he found an organic section.
http://cultura.comune.como.it/museo-storico/
Pinacoteca Civica
Via Diaz 84, Como tel. 031 269869 Fax 031268053
Il Palazzo che la ospita venne costruito negli anni trenta del Seicento su iniziativa di Ulpiano Volpi, importante ecclesiasta presso la Curia romana. Il progetto si deve ad un architetto senese di nascita ma romano di adozione, Sergio Venturi, noto per la realizzazione del catafalco di papa Paolo V. L’edificio ha dimensioni importanti per il centro storico di Como ed ha un aspetto severo impreziosito dal bel portale in bugnato. Ha un impianto ad U con cortile interno contenente un bel loggiato alla romana. Dopo esser stato la dimora nobiliare della famiglia Volpi e poi della famiglia Canarisi fino alla metà del XIX secolo, fu acquistato dallo Stato, che lo utilizzò come sede del tribunale Giudiziario erigendo le celle dei detenuti sopra allo splendido giardino. Negli anni settanta del XX secolo al, fu poi ristrutturato ed allestito dal Comune di Como per diventare sede museale.
Sul finire degli anni Ottanta vi furono infatti gradualmente trasferite dipinti e sculture dal Medioevo al Novecento originariamente esposte o conservate a Palazzo Giovio e Palazzo Olginati.
La nuova sede fu inaugurata nel 1989 e nel settembre del 2003 fu inaugurata la nuova sezione dedicata al Medioevo.
Nel corso degli anni successivi furono gradualmente allestite le sale delle altre sezioni: Rinascimento, Quadreria, Novecento (da completare).
La visita di Palazzo Volpi è l’ideale punto di partenza per avviare la conoscenza della realtà artistica della città e del territorio.
La Sezione Medievale
La Sezione Medievale è collocata al piano terra dell’ala meridionale del Palazzo. Espone affreschi e sculture eseguite a partire dalla fine del VI al XIV secolo.
I primi sono gli affreschi gotici provenienti dal convento benedettino femminile di Santa Margherita di Como (sala 0.10) e la collezione di scultura altomedioevale e romanica. Poi vi sono importanti rilievi come ad esempio gli stucchi romanici provenienti dalla chiesa di Sant’Abbondio, l’orologio solare proveniente dal monastero dell’Acquafredda di Lenno (sala 0.7) più una serie di mensole e capitelli romanico-gotici (sala 0.8). Disposta con un ordine cronologico o di provenienza, la sezione inizia con il portale romanico della chiesa di Santa Margherita introducendoci in una zona didattica dove sono mostrate le tecniche di lavorazione e il reimpiego dei manufatti in pietra (sala 0.2). Il resto del percorso è organizzato in tre fasi temporali evidenziate da pannelli luminosi: l’Altomedioevo, che aggrega le sale 0.3 e 0.5; i secoli XI e XII a cui appartengono le sale 0.6 e 0.7; ed infine i secoli XIII e XIV, a cui sono votate le sale 0.8 e 0.10.
La Sezione Rinascimentale
Ubicata a destra dell’ingresso, si compone di tre sale al piano terreno nell’ala orientale del palazzo. La sala centrale (0.12) espone 40 dipinti cinquecenteschi (circa il 10%) della “collezione di ritratti di uomini illustri” appartenuta al celebre letterato comasco Paolo Giovio. La sala ospita inoltre quattro vetri istoriati originariamente incastonati nelle pareti del Duomo di Como e due antelli della chiesa di San Giovanni di Torno.
Nelle due sale laterali vengono invece esposte opere della produzione artistica rinascimentale della città di Como (0.13), ed importanti opere recuperate dal collezionismo privato (0.11) quali: un dipinto della metà del XV attribuito a Pere Joan Reixach; una tavola cinquecentesca di Ambrosius Benson; un arazzo con la Nascita della Vergine proveniente dalla cattedrale di Como e un Libro d’Ore miniato d’influenza milanese.
La Quadreria
Al piano nobile del Palazzo l’esposizione si organizza su 10 sale tematiche accoglienti grandi tele di soggetto sacro ed opere di collezioni private. L’insieme risulta essere una adeguata panoramica dei maggiori artisti di a Como dall’epoca della controriforma al XIX secolo.
La sala (1.2), è dedicata all’esposizione di dipinti provenienti dalla cappella di San Pietro Martire di San Giovanni Pedemonte, del Martirio di San Marco dei fratelli Recchi (1640), e della pala d’altare della chiesa di San Marco in Borgovico.
La sala 1.3, votata alla pittura nel secondo Cinquecento, trovano gloria due opere del pittore milanese Giovan Pietro Gnocchi provenienti dalla chiesa domenicana di San Giovanni Pedemonte.
Nella sala 1.4 si raggruppano cinque modelli lignei del Duomo di Como recuperati nei primi anni dell’Ottocento, le antiche tavole di progetto della cupola e due vedute seicentesche della città di Como.
La sala 1.5 propone tre grandi quadri raffiguranti Sant‘Elena in adorazione della vera croce, la Nascita del Battista e l’episodio evangelico del Sinite parvulos con ritratto di famiglia.
La sala 1.6 è dedicata al Barocco e riunisce opere di provenienza milanese-comasca. Si offre un percorso indicativo sulla pittura barocca nella seconda metà del Seicento. Appartengono a questo stile il Conforto del condannato di Agostino Santagostino e la Benedizione del condannato di un anonimo artista lombardo.
La sala 1.7. è invece dedicata alla storia del ritratto fra la metà del Cinquecento ed i primi decenni del Settecento. Qui è possibile ammirare lo splendido ed impressionante Ritratto di Vespasiano Gonzaga Colonna principe di Sabbioneta (1531-1591), e il Ritratto di gentiluomo con guanti, probabilmente un esponente della società civile assegnabile alla fine del primo quarto del Seicento. Ci sono poi il seicentesco Ritratto di Calidonia Giovio Della Porta con il figlio Nicolao ed il Ritratto di Antonio Maria Parravicino del 1742.
La sala 1.8 spiega la diffusione della pittura di genere nell’Italia Seicentesca: vi sono esposte due Vasi con composizioni floreali (1650-60) di Mario Nuzzi (1603-1673), detto Mario dei Fiori, un grande Trofeo di caccia di Angelo Maria Crivelli detto il Crivellone, e due Battaglie di Antonio Calza (1653-1725).
Nella sala 1.9, i legami con la pittura di Roma continuano con la Consacrazione del Cardinale Giuseppe Pozzobonelli nella Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso a Roma di Giovanni Paolo Panini (1691/92-1765), e della affascinante versione del dio Vulcano di Pompeo Batoni (1708- 1787), Completa la sala il Ritratto di gentildonna di Alessandro Magnasco.
L’escursus si chiude con la sala 1.10 che è dedicata alla pittura dell’Ottocento. Citiamo i ritratti di Sigismondo Nappi: Felicita Giovio, Flaminio de Orchi, e della coppia Galeazzo e Eugenia Cattaneo Il tema del paesaggio è infine sviluppato con quattro dipinti di Francesco Capiaghi (1831-1898).
http://cultura.comune.como.it/pinacoteca-civica/