Como: Piccola guida turistica Vol II

Brunate
Località Altezza: 715

Paesino turistico e pittoresco sviluppatosi su un altopiano dal quale si domina il lago e la città. Sono stati ritrovati reperti che fanno pensare ad un insediamento di tribù celtiche fin dal VI secolo a.C. Con la colonizzazione della convalle comasca da parte dei Romani, Brunate cominciò a seguire le stesse sorti di Como. Nella seconda metà del XII secolo Brunate riuscì a costituirsi libero Comune, ma già nel 1240 ritornò sotto la giurisdizione di Como. Punto di svolta per il piccolo borgo di Brunate fu la fondazione del monastero di Sant’Andrea nel 1340. Da questo momento, Brunate si configura come un luogo di isolamento religioso, dovuto alla difficoltà di accesso al paese. Difficoltà che dura fino al 1817, quando viene costruita una mulattiera che collega direttamente il paese a Como, il cosiddetto Sentierone per Como, che passa per l’ex monastero di San Donato e finisce a Como in via T. Grossi. Molto più tardi si aggiunsero le due strade carrozzabili (una da Como ed una da Tavernerio) che sono tuttora usate per accedere al paese .A cavallo tra Ottocento e Novecento, da piccolo insediamento rurale medievale Brunate diventa una famosa meta per le famiglie benestanti milanesi, raggiungendo il suo massimo splendore, simboleggiato dalla costruzione di un casinò, che verrà chiuso dopo la seconda guerra mondiale cedendo la licenza a Campione d’Italia. Oggi, grazie alla presenza di punti panoramici di grande fascino ed ampiezza è noto anche come il “Balcone sulle Alpi”. Comodamente raggiungibile da Como con la funicolare, è situato ad un altezza di circa 715m sul livello del mare, e durante il tragitto si può ammirare uno spettacolare panorama della città. Brunate è una località ricca di edifici in stile Liberty ed è l’hub di partenza per numerose gite a piedi o in mountain bike. L’abitato antico viceversa si presenta con stradine pedonali attorniate da costruzioni risalenti a varie epoche a partire dal 1500.
Dall’ 11 novembre 1894 ( inaugurazione della funicolare ) Brunate visse una stagione d’oro e vide la nascita della villeggiatura col sorgere di sontuose ville in stile eclettico e Liberty, che la ricca borghesia della rivoluzione industriale in cerca di affermazione volle realizzare, per dominare i panorami mozzafiato sulla città. Oggi le ville hanno cambiato proprietari, ma mantengono intatto il loro fascino e testimoniano quel periodo di grande fermento innovativo che svanì con lo scoppio della prima guerra mondiale. Con la funicolare si arriva a Brunate, a 750 m. di altezza. Uscendo dalla vettura si può subito raggiungere il punto panoramico su indicato Como , ed ammirare il panorama della città dall’alto ai piedi dell’ex Grand Hotel Brunate (1893), oggi appartamenti privati. Ritornando fino alla Via Roma, si possono ammirare le ville dall’alto. Poco più avanti appare il profilo di Villa Cantaluppi Giuliani (1910) dal ricco e raffinato apparato ornamentale in stile Liberty. Imboccando la Via Nidrino, Villa Valesi Viganoni (1903) è la prima a sinistra, segue Villa Crespi Bianchi (1901), con i caratteristici bow-window, lo Chalet Sonzogno, prefabbricato, 3° premio di un concorso indetto nel 1904 dal giornale Il Secolo per i propri lettori. Sempre passeggiando sulla Via Roma, a sinistra si ergono Villa Spasciani Nascimbene Proserpio (1909), caratterizzata da un’estrema solidità, Villa Duca Rosasco Veronelli (1906), con torretta ottagonale e dalle leggiadre cornici delle finestre in cemento stampato, Villa Rizzoli Orlandi Trenti, riccamente decorata, Villa Cantoni (1919), con decorazioni in cemento dalle mille fogge, Villa Manfredini Israel Pozzi-Della Porta (1914) progettata dall’architetto Achille Manfredini, dal sapore montano, Villa Ghezzi Antonelli, in stile neorinascimentale, con caratteristiche colonnine binate e gran profusione di ferri battuti, Villa Rebuschini Ancona-Capé (1911), su disegno dell’architetto Federico Frigerio, in splendida posizione panoramica, circondata da uno dei giardini più vasti di Brunate. Tornando indietro e dirigendosi invece verso la chiesa ecco a sinistra Villa Biraghi Baldi Scolari (1902) dall’originale arco di legno in facciata, Villa Pierreard Marinoni Schmidlin (1919), con notevole slancio verticale, che si ispira alle architetture d’oltralpe, e Villa Calderini Aliverti Calmes Maddalena (1921), di dimensioni decisamente esuberanti in stile assiro-babilonese. Superata la bella chiesa di S. Andrea dalle due facciate,si può costeggiare l’Albergo Bellavista (1896), in stile chalet di montagna, e raggiungere il Piazzale della funicolare per ammirare l’incredibile mole del Grand Hotel Milano (1911), progettato dall’architetto Manfredini in un discreto stile Liberty, con decorazioni interne ed esterne assai raffinate, per soddisfare una clientela particolarmente esigente, che a Brunate veniva a trascorrere le proprie vacanze.
Ancora sicuramente da vedere il Faro Voltiano in località San Maurizio: si tratta di un faro di proprietà pubblica alto 29 metri dedicato allo scienziato ed inventore Alessandro Volta, che di notte diffonde una luce bianca, rossa e verde; la stessa sede storica della funicolare che collega il paese a Como; le chiese di S.Andrea Apostolo e della Madonna di Pompei nel centro storico, e la chiesa dedicata a S.Rita da Cascia. Infine altre ville in stile Eclettico e Liberty in via Pissarottino.

Bellagio

Grazie alla sua ubicazione sulla cima del Triangolo Lariano, Bellagio gode di una delle più suggestive ed ampie vedute del lago e della catena delle Alpi.
Alcuni reperti archeologici, fanno risalire le origini di questo piccolo comune all’età Paleolitica, anche se il primo insediamento umano di documentazione certa si ha solo nel VII-V secolo a.C.
Fu però nell’epoca romana che il lago di Como (chiamato Lario dai romani) assunse un ruolo importante. I Romani introdussero l’olivo e l’alloro che ancora oggi si trovano in abbondanza sulle rive del lago. E sempre i Romani scoprirono, soprattutto per Bellagio, una vocazione che ancora oggi contraddistingue la cittadina lariana: la villeggiatura. Plinio il Giovane (I secolo d.C.) descrive infatti, in una lettera, i suoi lunghi soggiorni nella villa che aveva a Bellagio, in cui conciliava lo studio e la scrittura con la caccia e la pesca.
Ma è con la decisione del conte Francesco Melzi, Duca di Lodi e vicepresidente della Repubblica Cisalpina, di stabilirvi il suo luogo di villeggiatura, che nei primi anni dell’ottocento la cittadina diviene un centro di raffinate residenze. Il conte Melzi fece costruire una magnifica villa sulla sponda occidentale, vicino a Loppia. Ciò attirò nella zona il fior fiore della nobiltà milanese ed il promontorio si trasformò in una corte elegantissima e raffinata. Furono costruite strade carrozzabili, prima tra le ville ed i palazzi, poi verso il Borgo ed infine venne portata a termine la provinciale Erba – Bellagio.
La fama del piccolo splendido borgo lacustre oltrepassò i confini del Regno Lombardo-Veneto: perfino l’Imperatore d’Austria Francesco I volle visitarlo nel 1816, e vi tornò nel 1825 per sostare nelle ville Serbelloni, Trotti e Melzi. Nel 1838 Bellagio ricevette con tutti gli onori l’Imperatore Ferdinando I, l’Arciduca Ranieri ed il ministro Metternich, che vi giunsero da Varenna a bordo del “Lario”, il primo battello a vapore del lago, varato nel 1826.
Dalla fine del Settecento e per tutto l’Ottocento, Bellagio fu uno dei luoghi più frequentati dalla nobiltà lombarda e furono costruite quelle ville e quei giardini che ancora oggi sono il vanto della cittadina ed una delle principali attrazioni per i turisti meno distratti. In quei palazzi transitarono o soggiornarono moltissimi nomi celebri del tempo, artisti, politici, teste coronate, intellettuali e uomini di scienza ed anche alcuni eroi del nostro Risorgimento come il Pellico, il Confalonieri, ed il Maroncelli. Anche Ippolito Nievo vi trascorse “belle serene ed amorose giornate” in compagnia della contessa Bice Melzi che gli diede l’ispirazione per la creazione del personaggio della Pisana nelle sue “Confessioni di un Italiano”. Ma l’ospite più famoso del secolo, quello che lasciò più traccia nella fantasia popolare, fu il grande musicista Franz Liszt che trascorse a Bellagio una lunghissima ed incantata luna di miele con Marie Cathèrine de Flavigny, Contessa d’Agoult. Ancora oggi si dice, in ricordo di quella romantica storia d’amore, che nulla porti più fortuna a un matrimonio che trascorrere la luna di miele a

Cernobbio

E’ una elegante località di villeggiatura adagiata sulla riva occidentale del Lago di Como, alle pendici del Monte Bisbino, lungo l’antica via Regina (oggi Statale 340).
Il nome di Cernobbio è di antichissima origine, sicuramente greca o magno greca, poiché derivante da Kerros che una buona traduzione rende in italiano con il termine di luogo sassoso e arido e da Bios (vita), probabilmente il frutto del lavorio dei tre maggiori corsi d’acqua che ne tagliano la piana: i torrenti Garrovo, Greggio e Breggia. Il comune di Cernobbio è nato dal raggruppamento di case intorno ad un convento (Caenobium) di suore del XII secolo. E’ possibile scorgere tracce del “castrum” medioevale nel tessuto urbano che si sviluppa attorno all’attuale piazza Castello: del resto la torre del fortilizio restava in piedi ancora nel XVII secolo. L’epoca medioevale fu per Cernobbio tempo di ricchezza e benessere, tanto che il borgo, sede del Podestà, aveva una legislazione autonoma.
Trovandosi al confine della città di Como con una nuova entità giuridico-amministrativa, sorta agli inizi del Quattrocento, e denominata Terre del Lago, Cernobbio fu vittima di grandi tensioni e più volte dovette fare i conti con le altre realtà del lago. Nel Settecento, sotto il dominio austriaco, Carlo VI e la figlia Maria Teresa seppero dare impulso allo sviluppo dell’economia lombarda e anche Cernobbio beneficiò dell’iniziativa imperiale con l’installazione di cartiere, industria che diventerà importantissima nei primi anni dell’Ottocento. In questo periodo si assiste a un incremento dell’edilizia signorile, fenomeno che non è mai stato assente a Cernobbio nel corso dei secoli definiti come storia moderna (1492-1815) per via delle numerose Ville di pregio architettonico che attualmente la località vanta quali Villa Pizzo (1532) e Villa del Garovo (oggi Villa d’Este) fatta edificare nel 1568 per volontà del cardinale cernobbiese Tolomeo Gallio, primo segretario dello Stato Pontificio della storia. La diffusione della forza vapore applicata alle navi che solcano le acque del lago (il primo esemplare risale all’anno 1826) trasformò usi e costumi e avviò dapprima timidamente una forma di turismo che appare sotto forma di tappa di grand tour per viaggiatori d’elite per assumere nei decenni seguenti sempre maggiori consensi incrementando il numero dei turisti.
Si dice che il Risorgimento italiano si preparò a tavolino, nei numerosi salotti che si affacciavano sulle tranquille acque del Lago di Como, e Cernobbio seppe dare il proprio apporto a questo grande momento della storia d’Italia. È noto che a Villa Pizzo, residenza del viceré Ranieri, nel corso delle serate mondane organizzate dallo stesso plenipotenziario lombardo austro-ungarico, naturalmente a sua insaputa, si tenevano dei summit di quei nobili illuminati che in segreto lavoravano per la liberazione della Lombardia dal giogo austriaco fattosi insopportabile. Nel 1873 iniziò la sua attività alberghiera il Grand Hotel Villa d’Este e Cernobbio si collocò tra le mete più ambite dei viaggiatori provenienti da ogni parte dell’Europa. Durante il primo conflitto mondiale, sul Bisbino fu costruito un sistema di fortificazioni che fu utilizzato anche durante la seconda guerra mondiale. Negli anni ottanta del secolo scorso si favorì lo sviluppo dell’altra potenzialità del paese, rappresentata dal settore turistico-alberghiero, ed agevolata anche negli anni novanta dalla costruzione del polo espositivo-congressuale di Villa Erba, che ha raggiunto la sua massima importanza con la conferenza internazionale del 2003 dedicata all’“E-Government”, nel corso del semestre a guida italiana della Commissione Europea. Una serie continua di convegni, congressi, mostre, esposizioni ha trovato sede stabile in Cernobbio incrementando il già notevole impatto mediatico che la località aveva accumulato nel tempo per meriti propri di interesse turistico ambientale e paesaggistico.
Da visitare è la stupenda Villa d’Este la (residenza più conosciuta ed affascinante), sorta sul lungo lago nel 1568 per commissione del cardinale Tolomeo Gallio e progetto dell’architetto Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi.
Nel 1815 divenne proprietà di Carolina di Brunswick, dalle presunte origini estensi, moglie del futuro Giorgio IV d’Inghilterra, e prese il nome di Villa d’Este. Furono anni di grande cura e magnificenza sia per la villa, ricoperta di arredi ed opere d’arte, che per il parco. Dal 1873 fu trasformata in albergo di lusso senza, tuttavia, perdere nulla delle sue storiche caratteristiche.
Interessante è l’arte che si trova sia all’interno, con opere di scuola francese, della scuola del Canova e decorazioni di Andrea Appiani, sia nel magnifico parco, con il Ninfeo termale di Pellegrino Pellegrini, la Fontana d’Ercole e il Tempietto di Telemaco.
L’altra villa più famosa di Cernobbio è Villa Erba, costruita nell’ottocento si trova ai confini della città ed è situata su due piani collegati da uno scalone centrale e da una torretta panoramica. Dagli anni ‘20 la proprietà passò a Carla Erba madre del regista Luchino Visconti il quale vi soggiornò in diverse occasioni. Oggi la villa è diventata un centro congressi.
Altre ville da visitare sono Villa Pizzo o Volpi Bassani, costruita dalla metà del ‘500 fino all’800, Villa Fontanelle, che fu proprietà dello stilista Gianni Versace, e Villa Bernasconi in stile liberty dalle eccentriche decorazioni.
Preferendo una gita naturalistica, la strada panoramica che porta sulla cima del Monte Bisbino è un vero spettacolo e offre uno scorcio incantevole del lago. Lungo questa via di 17km potete visitare grotte come il Buco della Volpe, ampia caverna a 585 m d’altezza con laghetti e torrenti sotterranei, o la Zocca d’Ass sotto l’Alpe di Garzegallo e, giunti a destinazione, il Santuario della Beata Vergine.

Torno

Torno è uno dei più caratteristici paesini che si affacciano sul Lago di Como, con le sue semplici case, i ristoranti, i caffè.
Il paese ha origini antiche. Resti romani, rinvenuti nel territorio, testimoniano la sua presenza oltre 2000 anni fa. Plinio il Vecchio e suo nipote Plinio il Giovane hanno non solo descritto la fonte d’acqua intermittente che da loro ha preso il nome, ma anche di edifici presenti nelle sue vicinanze. I massi avelli, tombe scavate nella roccia, documentano la presenza di comunità organizzate tra il IV e V secolo.
È situato in bella posizione sopra un promontorio di fronte a Moltrasio ai piedi del monte Bisbino e del Colmegnone, si distingue per le tipiche caratteristiche del borgo medievale: stretti e serpeggianti vicoli, case con portali in pietra con decorazioni in ferro battuto alle finestre e ai poggioli.
Delle numerose fortificazioni medievali, sono ancora visibili i resti del Castello sulla riva del lago e la Porta Travaina sulla strada per Piazzaga.
Furono di Torno due pittori vissuti tra il 400 e il 500: Bartolomeo Benzi e Andrea de Passeris, autore d’alcune opere custodite nel Duomo di Como.
Dall’abitato si può salire, seguendo l’antica mulattiera che si snoda nel bosco, a Montepiatto (610 m.), le sue case sono abitate solo nel periodo estivo o nei giorni festivi; dal sagrato della piccola chiesa, un tempo affiancato da un convento di monache, si gode una bella vista sul lago. In un prato del luogo, nei pressi della chiesa dedicata a Sant’Elisabetta, è possibile ammirare la -pietra pendula-, masso erratico a forma di fungo in bilico su di una rocci Secondo la tradizione, inoltre, nell’XI secolo un vescovo tedesco, di ritorno dalla prima Crociata, si fermò in paese e poté ripartire solo dopo avervi lasciato un chiodo della croce di Gesù. La reliquia viene custodita nella chiesa trecentesca di San Giovanni Battista del Chiodo, ricca di decorazioni pittoriche e scultoree. È una chiesa rinascimentale ad archi trasversi, affiancata da una solida torre campanaria romanica del XII secolo con uno splendido portale marmoreo rinascimentale, finemente intagliato e ricco di statue, fregi e bassorilievi, attribuibile ai fratelli Rodari, autori delle porte del Duomo di Como fine del XV secolo. Ad abbellire ulteriormente l’interno ad una navata ampia e appiattita con copertura lignea in vista, così sistemato nel 1496, sono le due acquasantiere, una romanica e l’altra rinascimentale, gli antichi affreschi sui piloni e sul muro, i dipinti del 600 che ricoprono il frontone del presbiterio a trifora acuta e le tele sei- settecentesche alle pareti della navata.
A lago troviamo la chiesa di Santa Tecla, edificio romanico duecentesco più volte rimaneggiato e che si specchia nel lago con un’alta torre campanaria a monofore e bifore ricostruita nel 1893. Vanta una splendida facciata ornata da un portale marmoreo rinascimentale e da un rosone gotico.
All’interno, nella prima cappella di sinistra, vi troviamo una Madonna ed un affresco dipinto nel 1502 di Bartolomeo Benzi; sul soffitto, moderne pitture del Beghè e dell’Andreani.
Da vedere anche la storica Villa Pliniana, la cui costruzione iniziò nel 1573.
Il suo nome deriva da una fonte che per la prima volta fu studiata dagli scrittori Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane. La sorgente scaturisce da una grotta interna situata nel corpo principale della villa e ha una peculiarità davvero curiosa ovvero l’intermittenza del suo getto, uno strano fenomeno che fu studiato anche da Leonardo da Vinci.
La villa è stata visitata da numerosi personaggi illustri del passato come Napoleone, Shelley, Stendhal, Foscolo, Rossini Fogazzaro, Byron, Bellini e Churchill. Villa Pliniana gode di posizione e privacy uniche essendo situata in un’insenatura boscosa sul lago, la sua ricca storia e la sua fama ne fanno un luogo di attrazione per la vita culturale e sociale. È una delle ville più famose del lago, appartata ed austera gode di posizione e privacy uniche e la sua ricca storia e la sua fama ne fanno un luogo di attrazione davvero unico. L’edificio è imponente e dall’aspetto sinistro e misterioso. Il modo migliore per ammirarla è dal lago su una barca e noterete quando vi avvicinerete che su tutta la struttura gravi un alone di insolita inquietudine. Una perfetta dimora per gli spiriti che le leggende ricordano come disturbatori del primo proprietario della Pliniana il conte Giovanni Anguissola, rifugiatosi sul Lario dopo aver preso parte a una congiura in cui venne ucciso Pier Luigi Farnese. Successivamente la villa fu venduta al conte Pirro Visconti Borromeo, ma i primi lavori di restauro vennero fatti dai Canarisi e dal principe Emilio Barbiano di Belgioioso. La villa, tutt’ora disabitata, appartiene dal 1983 alla Società Immobiliare Pliniana, che ne ha iniziato un lento lavoro di restauro storico. La sua destinazione è incerta: scartata l’idea di trasformarla in convento, si pensa di adibirla ad un centro studi. La villa presenta una grandiosa facciata sulla quale si allineano quattro ordini di finestre e al centro un portico a tre arcate. Il piano nobile è caratterizzato da un’elegante loggia mentre tra le sale interne sorge l’elegante l salone principale con uno splendido soffitto a lacunari ottagonali di legno scolpito e dorato e un pregevole “Ritratto di Cristina di Belgioioso”, opera del grande Francesco Hayez (Venezia, 1791-1882).

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