Como: Piccola Guida Turistica Vol I
La cattedrale di Como
La cattedrale di Como nasce nel 1396 quando si ritiene di dover sostituire la chiesa romanica di S.Maria, cattedrale dal 1015, ormai troppo piccola e fatiscente anche a causa delle esondazioni del lago. L’area della cattedrale era già a quel tempo caratterizzata da monumenti significativi: prima di tutto, il Broletto con la sua torre campanaria, palazzo comunale, addossato al fianco della chiesa, il simbolo del potere politico laico accanto a quello religioso, come in molte città italiane; esso verrà in parte demolito per fare spazio al fianco della nuova cattedrale. Poi la chiesa romanica di S. Giacomo, a quell’epoca ancora integra e che giungeva fino alla torre campanaria del Broletto. Altri edifici, torri, oratori, cappelle, edifici pubblici come il Pretorio e case d’abitazione si addossavano alle mura della chiesa creando una cittadella chiusa tutt’attorno; essi sopravvissero in parte fino alle demolizioni otto/novecentesche tese a liberare i fianchi e l’abside della cattedrale.
La storia della costruzione si protrasse per diversi secoli, fino al completamento con la cupola su progetto di Filippo Juvarra del 1734. In questo tempo la chiesa cambiò stile passando da quello gotico che caratterizza la facciata con guglie e pinnacoli, a quello rinascimentale dei fianchi esterni e della soluzione tripartita della parte absidale secondo il progetto del 1519 di Cristoforo Solari. Alla progettazione avevano contribuito anche altri artisti dell’area lombarda come Tommaso Rodari e Giannantonio Amadeo influenzati dalla cultura rinascimentale che a Milano si affermava anche grazie alla presenza di Leonardo. L’interno della chiesa mostra le diverse epoche di realizzazione sia nelle strutture con i pilastri gotici nella navata e una decisa penombra che si tramuta nella affermazione della luce nella zona presbiteriale rinascimentale, decorata sfarzosamente, come la cupola, in epoca barocca mentre le vetrate sono rifacimenti ottocenteschi. L’esterno è caratterizzato da una decorazione scultorea molto significativa soprattutto in facciata, mentre all’interno quadri e sculture appartengono ad epoche ed autori diversi tra cui i rinascimentali Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari e il barocco Morazzone.
La parte più significativa dell’esterno è la facciata, non solo perché si affaccia sulla piazza luogo privilegiato fin dall’antichità per la fruizione estetica della chiesa, ma perché ricco di decorazioni scultoree e di complementi architettonici. La nuova cattedrale venne iniziata proprio a partire dalla facciata; essa è tripartita verticalmente, secondo lo schema tradizionale medievale che mette in corrispondenza la sua spartizione con il numero delle navate, da fasce di nicchie sovrapposte. Ad ogni spartizione corrisponde un portale ad arco a tutto sesto sormontato da lunette con gruppi scultorei, la superficie è poi scandita da altre statue poste in nicchie cuspidate, di stile gotico, sopra il portale maggiore, rappresentanti la Vergine Maria e i santi protettori della città. Si vedono poi edicole anch’esse cuspidate e rette da colonnine tortili con l’Annunciazione e il Cristo Risorto, nella parte superiore della zona centrale, tondi con Adamo ed Eva e, naturalmente il rosone. I portali sono strombati e decorati con colonne e lesene di varie forme ma tutte anteriori allo stile rinascimentale, così come ancora gotica è la maggior parte dei bassorilievi della parte più bassa delle fasce decorative che spartiscono la facciata stessa.
Notevole importanza rivestono le realizzazioni scultoree delle lunette con episodi della vita di Maria realizzate da Tommaso Rodari e dalla sua bottega nell’ultimo ventennio del XV secolo; un recente restauro ha messo in luce le cromie originarie degli sfondi che rendevano più realistiche le sculture in marmo bianco. A completare la decorazione contribuiscono le due edicole interamente rinascimentali dedicate ai Plinii, due letterati latini glorie patrie della città di Como, di mano dei fratelli Rodari del 1498.
Nonostante la segnata diversità degli stili della facciata, che nasce da portali gotici e che si conclude con guglie e pinnacoli dello stesso stile, e le numerose mani di artisti che vi hanno lavorato, l’unità compositiva di questo monumento non viene meno ed anzi esso diventa un esempio della continuità stilistica, specialmente nel campo della scultura, che si realizza nella cultura artistica lombarda della fine del XV secolo.
La cattedrale di Como, come tanti altri monumenti italiani, è anche uno scrigno di opere d’arte; all’interno infatti si trovano numerose opere che ne caratterizzano le vicende culturali e la storia artistica. Appena varcato l’ingresso principale ci si imbatte in due leoni stilofori romanici che fanno parte della decorazione dell’antica S. Maria, subito a sinistra si incontra invece il tempietto battesimale del 1590 di fronte al quale una pala d’altare di carattere devozionale del De Passeris attesta la sopravvivenza del gusto arcaicizzante anche in epoca rinascimentale. Tra le tante opere non si possono non segnalare lo Sposalizio della Vergine di Gaudenzio Ferrari e l’Adorazione dei Pastori di Bernardino Luini sulla parete della quarta campata di sinistra mentre di fronte, sulla parte della quarta campata di destra, si trovano la Fuga in Egitto del Ferrari e l’Adorazione dei Magi del Luini e tra queste tele è collocata un’altra opera di notevolissima importanza, non solo artistica perché legata al culto del santo vescovo protettore della città, la Pala di S. Abbondio di Giovan Angelo del Maino del 1509.
Altra opera del Luini presente è la cosiddetta Pala Raimondi collocata nella quinta campata di destra. Particolarità della cattedrale comasca è anche la serie di arazzi realizzati nella seconda metà del XVI secolo, alcuni su disegni di Giuseppe Arcimboldi, che si trovano tra i pilastri delle navate. La zona presbiteriale è contraddistinta dalla riorganizzazione barocca degli altari del Crocifisso e dell’Assunta collocati nelle due grandi absidi laterali e dalla sistemazione dell’altare maggiore successiva al Concilio Vaticano II; in quest’occasione vennero riutilizzati per la realizzazione del nuovo altare e della cattedra vescovile i reperti trecenteschi appartenuti alla predente cattedrale ritrovati negli scavi dell’impianto di riscaldamento. All’interno sono anche custoditi sarcofagi di eccelsiastici come quello del vescovo Avogadri del XIII secolo ma anche il sepolcro del XVI secolo che lo sovrasta, quello di Benedetto Giovio storico comasco, unico laico ad essere sepolto in cattedrale nonché gruppi scultorei in marmo come quello neoclassico di Pompeo Marchesi dell’altare di S. Giuseppe. Il Duomo, cattedrale della città, è stata l’ultima chiesa gotica costruita in Italia.
Orari apertura: Da lunedì a sabato 7:30 – 19:30 Domenica: 7:30 – 21:30
Palazzo del Broletto
Il Broletto di Como (o Palazzo del Broletto) fu per secoli la sede del potere comunale della cittadina.
Costruito nel 1215 accanto alla Cattedrale cittadina per rafforzare lo stretto legame tra il potere temporale e spirituale, deve la sua edificazione al potestà Bonardo da Codazzo.
Struttura con facciata gotica, il Broletto di Como fu restaurato nel 1477 in forme gotico-rinascimentali. A partire dagli stessi anni, l’avanzamento della costruzione del Duomo richiese il taglio di due archi verso sud e la chiusura di un portico sullo stesso lato. Questa rimozione comportò la separazione del palazzo comunale in due unità distinte, e comunemente indicate dai cittadini con “Broletto” quella ad ovest e “Pretorio” ad est. Venne modificato anche il livello della piazza, che fu alzato, come è possibile constatare ancora oggi osservando il basamento dei pilastri sotto il portico.
L’edificio attuale è quello che resta dopo ampie mutilazioni e modificazioni. Identica all’originale, la facciata si presenta in un vezzoso marmo policromo lombardo, mentre l’edificio si svolge con le regole decorative ed architettoniche tipiche del romanico e del gotico, con archi a sesto acuto sul primo ordine e archi triforati sul secondo. Il grande salone interno ospita spesso delle mostre di artisti contemporanei.
Fu inoltre realizzata la Torre civica dalla imponente forma squadrata. Edificata in pietra sbozzata e chiusa da una copertura lievemente spiovente veglia e sormonta il Palazzo del Broletto
Sede originaria del palazzo Comunale di Como, a partire dal XV secolo appaiono poco chiare le vicende del Broletto, manca una vera e propria disamina delle vicende edilizie fino al 1764 quando si operò la trasformazione del Broletto in teatro. Nel 1977 la Sovrintendenza dei Beni Architettonici e Ambientali iniziò i lavori di restauro delle facciate del Palazzo del Broletto. Nello stesso anno,l’Amministrazione Comunale deliberò la ricostruzione del tetto, fortemente degradato e, nel 1999, restauri significativi ridanno finalmente alla città il pieno godimento di uno dei gioielli più preziosi della convalle.
Basilica di Sant’Abbondio
Via Regina Teodolinda 75
La basilica di sant’Abbondio fu edificata dal terzo vescovo di Como, sant’Amanzio (420-450), con la titolazione ai santi Apostoli Pietro e Paolo (Basilica Apostolorum); l’edificio si collocava sulla Via Regia, un importante asse viario tra l’Italia e il centro Europa, e presso un’area cimiteriale che divenne il tradizionale luogo di sepoltura dei vescovi comaschi.
Sant’Abbondio, quarto vescovo di Como, fu pastore infaticabile nell’evangelizzazione dei territori lariani e alla sua morte fu sepolto nelle adiacenze della Basilica Apostolorum, probabilmente nella zona presbiteriale dell’attuale basilica. Per la grandezza e la santità del suo ministero, Abbondio divenne patrono della diocesi e, dall’VIII-IX secolo, la basilica dei santi Apostoli assunse l’attuale titolazione.
La chiesa, attorniata da due campanili e svolta su cinque snelle navate, perse il titolo di cattedrale nel 1013, quando il vescovo Alberico decise di spostare la sua sede all’interno delle più sicure mura, lasciando Sant’Abbondio ai monaci benedettini che la ricostruirono in uno stile romanico erigendo inoltre l’adiacente monastero.
La basilica fu consacrata il 3 giugno 1095 da papa Urbano II durante il viaggio verso Clermond-Ferrand per l’indizione della prima crociata.
Nel 1458, dopo la morte dell’abate, il monastero ormai in decadenza per mancanza di monaci, fu assegnato in commenda a diversi prelati che ne amministrarono il patrimonio.
Tra il 1586 e il 1590 il cardinale Tolomeo Gallio operò cospicui interventi sull’edificio, allo scopo di uniformare la basilica alle prescrizioni del Concilio di Trento: realizzò un nuovo altare maggiore, fece abbassare il soffitto delle navate con la costruzione di volte e modificò la facciata aprendovi una grande finestra.
Nel 1616 l’antica abbazia fu affidata alle monache agostiniane che vi rimasero fino al 1797 quando il monastero fu soppresso.
Nel 1834 il vescovo Carlo Romanò acquistò l’intero complesso e fece realizzare il seminario minore negli spazi del chiostro cinquecentesco che rimase a san’Abbondio fino al 1966.
Tra il 1863 e il 1874 si realizzarono radicali interventi di restauro ad opera del canonico Serafino Balestra; ulteriori restauri si realizzarono tra il 1928 e il 1936. Di epoca più recente sono la revisione delle coperture (1994), il rifacimento degli infissi, le analisi statiche, la pulitura delle pareti esterne e il consolidamento degli affreschi.
Nel 1933, il vescovo Alessandro Macchi consacrò la nuova mensa dell’altare maggiore sotto la quale fece collocare le teche di cristallo con le reliquie dei santi vescovi Abbondio, Console ed Esuperanzio
Attualmente il monastero risalente al Medioevo che si erge al suo fianco, ospita la facoltà Universitaria di Giurisprudenza. Il complesso merita indubbiamente una visita.
Orari apertura: 8.00-18.00
Castel Baradello
Via Castel Baradello 22100 Como
Il Castel Baradello sorge sul colle omonimo all’interno del Parco regionale della Spina Verde, e sovrasta l’intera città offrendo ai visitatori un panorama che senza soluzione di continuità abbraccia il lago e la pianura Padana, le Alpi e la dorsale degli Appennini.
L’origine etimologica del toponimo Baradello è riconducibile alla radice indoeuropea bar che significa luogo elevato.
La struttura meglio conservata dell’intero complesso è la torre quadrata romanica, la cui base misura m 8.20 x m 8.35. La parte più bassa, alta m 19,50, poggia le fondazioni sulla roccia ed era anticamente adornata da merli di tipo guelfo, la parte sommitale, più recente, alta m 8, anticamente merlata con merli di tipo ghibellino.
L’altezza complessiva della torre era di m 28. Dell’antica imponenza manca oggi solo la merlatura.
Il primo ordine di mura che circonda la torre è la struttura più antica, di epoca bizantina, del VI – VII secolo.
Lo storico Girgio di Cipro nella sua “Descriptio orbis romani” del 604 accenna al castron Baractelia insieme al castron Leuci (Lecco), al castron Marturion (Castelmarte) ed all’Isola Comacina. Tutte queste fortificazioni erano inserite in un complesso sistema defensivo di confine chiamato Limes bizantino.
Il recinto murario è trapezoidale con lati di 10,40 m x 13,76 m con un ingresso alto 1,90 m sul lato nord-ovest che poteva essere sprangato. La fattura è simile alle Mura Romane di Santa maria Rezzonivo sul Lago di Como. Sette feritoie alte 1,10 m erano ordinate lungo il perimetro.
In epoca più recente vennero supralzate e dotate di merli di tipo ghibellino. Le antiche mura sono circondate da una più recente cinta muraria, contemporanea all’innalzamento della torre e delle mura interne. Vi si accede attraverso un suggestivo portale a sesto acuto.
Delle altre strutture non rimangono che le fondazioni, ma è stato possibile ricostruirne la planimetria grazie ai recenti interventi di rivitalizzazione del complesso.
Si possono individuare:
La cappella di San Nicolò. La planimetria, l’angolazione abside-navata e la tipologia muraria indicano una costruzione contemporanea alla primitiva cerchia muraria, quindi del VI secolo. L’aula è unica di dimensioni 5.50 x 3.04 m con abside. La dedicazione non è originaria ma successiva. La tradizione vuole che qui venne seppellito Napo Torriani, ma non sono stati ritrovati reperti ossei durante i lavori.
Torre quadrangolare, 4.40 x 4.15 m, probabilmente usata come alloggio del castellano. Risale alla stessa epoca della cappella.
Cisterna coperta a volta. La costruzione è precedente la torre federiciana.
Locale macina e locale forno, di epoca viscontea.
Ambienti per alloggiamento di truppe o magazzino di vettovaglie.
Cisterna trapezoidale.
L’abitato protostorico di Comum Oppidum era situato nel primo millennio a.C. sul versante sud delle colline poco distanti dal Baradello, in località oggi chiamata Pianvalle.
Numerosi ritrovamenti archeologici ci attestano la frequentazione del colle, già in epoca preromana, dai primi abitanti comensi come centro abitativo organizzato, da un’epoca fra il IX secolo a.C. alla conquista romana. I reperti vengono collegati, come tutto l’ambito circostante, alla Cultura di Golasecca di cui Como era il centro principale del corso dei secoli VI – IV a.C. svolgendo un importante ruolo di collegamento culturale e commerciale tra la civiltà etrusca e quella celtica d’oltralpe.
Nel 196 a.C. Comum Oppidum venne conquistato dall’esercito romano condotto dal console Marco Claudio Marcello Dopo un secolo di progressiva e pacifica romanizzazione, Como venne ricostruita ex novo da Gaio Giulio Cesare nel 59 a.C. nella sede dove oggi è situata, prendendo il nome di Novum Comum.
La frequentazione del colle in quest’epoca è documentato dal ritrovamento di monete: era un’area fortificata che svolgeva la funzione militare di avvistamento e segnalazione, oltre che di controllo viario e daziario: alle falde del Baradello, transitava la via Regia che collegava Como con Milano a sud e proseguiva a nord lungo le rive del lago verso i valichi alpini e la Germania.
La funzione militare del colle continua anche col mutare delle situazioni strategiche e tattiche. Nel periodo dell’ultima romanità, il magister militum Francione riesce a prolungare la resistenza bizantina contro l’invasione longobarda per un ultimo ventennio accastellandosi sull’Isola Vomacina fino alla resa del 588.
All’epoca, i capisaldi del Limes bizantino di difesa erano costituiti, oltre che dall’isola stessa, dal Castron Leuci (Lecco), dal Castron Martirion (Castelmarte) e dal castel Baradello chiamato Castron Baractelia.
Le più antiche strutture conservate, cioè la cerchia di mura interna, risalgono a questo periodo storico.
Da qui fino al XII secolo non si hanno notizie.
Durante la (1118-1127) tra Como e Milano i Comaschi salivano tuti (protetti) al colle per trovarvi rifugio, forse sfruttando gli antichi percorsi preistorici di sella, dove sulla cima esistevano ancora i resti delle costruzioni bizantine.
Il 27 agosto 1127, a conclusione del conflitto, Como è assediata dalle forze milanesi ed incendiata, le mura e le abitazioni distrutte, gli abitanti dispersi. Non si conoscono le sorti del Baradello.
Attraverso l’alleanza con Federico Barbarossa, Como negli anni seguenti l’occasione di ricostruirsi e di aspirare all’egemonia perduta. Con l’aiuto dell’Imperatore nel 1158 riedificò ed ampliò le mura della città con le sue imponenti torri di Porta Torre, Torre di San Vitale e Torre di Porta Nuova (o Torre Gattoni) e restaurò il Castel Baradello potenziandolo con la costruzione della poderosa torre e delle altre strutture.
Nel 1159 ospitò lo stesso Imperatore con la consorte Beatrice di Borgogna di passaggio in città.
In questi anni di effimera gloria, Como ebbe la sua vendetta partecipando all’assedio ed alla distruzione della città di Milano nel 1162 e dell’isola comacina nel 1169.
Infine a Legnano nel maggio 1176 gli alleati della lega lombarda sconfiggono definitivamente l’esercito imperiale. Con un diploma datato 23 ottobre 1178 federico Barbarossa dona alla Chiesa ed alla Comunità di Como in premio della loro fedeltà il Castello Baradello insieme alla Torre di Olonio.
Il 16 agosto 1278 vi morì Napo Torriani consumato dall’inedia. Era stato catturato dalle milizie dell’arcivesco di Milano Ottone Visconti, alleato dei Rusconi, nella battaglia di Desio del 1277 insieme ad altri membri della famiglia Della Torre, il figlio Corrado detto Mosca, il fratello Canevario ed i nipoti Guido, Salvino, Lombardo ed Enrico. Vennero rinchiusi da Simone da Locarno in gabbie di legno ed appesi alle mura della torre del castello. Napo secondo la leggenda una volta morto venne seppellito nella cappella di San Nicola.
La medesima sorte toccò più tardi anche a Canevario e a Lombardo. Guido venne lasciato fuggire dal carcere nel 1283, Mosca ed Enrico vennero liberati nel1284 da Loterio Rusca per dispetto nei confronti di Ottone Visconti e Simone da Locarno
Il torrione del castello è preceduto da un’altra fortezza, più vasta, dotata di una cisterna per la raccolta dell’acqua e anticamente raccordata a un muraglione posto a valle, a chiudere l’accesso della città. La località si chiama, ancor oggi, Camerlata (Ca’- merlata).
Il complesso fortificato venne rimaneggiato (con innalzamento del torrione) dai Visconti, probabilmente ad opera di quello stesso Azzone che si era impossessato della città nel 1335 e che aveva realizzato il Castello della torre rotonda e la cittadella.
Venne smantellato nell’agosto 1527 dal governatore spagnolo della città il Capitano Cesareo don Pedro Arias, in ottemperanza agli ordini di Antonio de Leyva luogotenente di Carlo V e governatore di Milano, per impedire che cadesse nelle mani delle truppe francesi, che invadevano la Lombardia. Si salverà la sola torre.
Ridotto a rudere, da quel momento passò in mano a privati. Inizialmente fu possedimento dei monaci Eremitani di san Gerolamo, insediati a san Carpoforo. Nel 1825 divenne proprietà della famiglia milanese Venini che fece aprire il viale carrozzabile dalla base alla sommità del colle e fece costruire la piccola torre esagonale in stile neogotico. L’ultima proprietaria, Teresa Rimoldi, in assenza di eredi, lasciò per disposizione testamentaria come erede universale l’Ospedale Sant’Anna, il castel Baradello con le relative adiacenze venne poi donato al Comune di Como.
Durante le cinque giornate di Como nel 1848 rientrerà brevemente nella storia, quando sulla torre verrà issato il tricolore d’Italia, simbolo della riconquistata libertà dopo la resa della guarnigione austriaca. Nel 1903 per opera di un comitato cittadino appositamente costituitosi venne parzialmente restaurato perché pericolante.
Nell’agosto del 1943, durante il secondo conflitto mondiale, torna brevemente a svolgere una funzione militare. Un plotone del 3º reggimento Bersaglieri di stanza a Milano vi verrà distaccato con funzione di avvistamento e controllo da eventuali lanci di nuclei paracadutati.
Nel 1971 venne sottoposto a una campagna di studi e di lavori di consolidamento e recupero delle strutture sotto la direzione del professor Luigi Mario Belloni.
Oggi fa parte del Parco della Spina verde e la sua immagine è stata scelta a simbolo del parco stesso.
Attualmente il castello si può visitare a pagamento e su prenotazione.
Orario:
Aperture estive (da aprile a settembre): sabato e domenica pomeriggio: h 14.00-18.00.
Le visite infrasettimanali sono disponibili per gruppi superiori a 10 persone e previa prenotazione al Tel. 031252554
Prezzi:
Intero: 4,00 euro
Anziani: 2,00 euro
Ragazzi (11-18 anni): 2,00 euro
Parzialmente accessibile ai disabili